mercoledì 17 marzo 2010

Notizie a pagamento? No, grazie


La prossima sarà un'estate di fuoco sul campo delle news online. Da qualche tempo infatti editori e giornali si stanno preparando, attraverso le più varie strategie, ad affrontarsi e confrontarsi sul campo dei contenuti a pagamento.
Ovviamente il pensiero dei grnadi gruppi editoriali è tutto rivolto ai profitti, senza tener conto dell'orientamento e della propensione dei lettori a spendere per avere informazioni. Nei riguardi dei lettori, delle loro esigenze ed opinioni, come al solito non c'è nessuna attenzione.
Sul piatto c'è un evento che potrebbe benissimo fare da test e da entrata per centinaia di migliaia di lettori nel meccanismo pay per news: i mondiali di calcio.
Le voci che arrivano dagli States sono sempre più consistenti e d'altra parte non c'è miglior pollo da spennare se non un tifo di calcio, disciplina che riscuote un enorme successo a livello planetario, con l'esclusione di pochissimi casi (tra cui guardacaso gli Usa).
Anche in Italia ci sono insistenti segnali in tal senso e già si sono in atto sperimentazioni di micropagamenti su contenuti altrove gratuiti (ad es. Repubblica.it su iPhone).
Tuttavia c'è un dato incrontrovertibile con l quale le major e i giornali devono fin da subito fare i conti: la stragrande maggioranza del pubblico non pare intenzionata a sborsare un solo euro per fruire di servizi che fino ad oggi sono gratis. Secondo PEW solo il 15% degli utenti sarebbe disposto a pagare per avere accesso ai contenuti del sito preferito e l'80% andrebbe in cerca del contenuto altrove.
Ciò che colpisce di più dell'indagine svolta da PEW è come sia diverso, rispetto a tutti gli altri media, il concetto di "affezzione" in internet, dove ogni cosa è a portata di click, con molteplici fonti a disposizione, con la possibilità di cercare e trovare facilmente i contenuti con un motore di ricerca. Infatti la navigazione cossiddetta "trasversale" per gli internauti è la normalità e non una eccezzione.
Alla luce di questo studio (ma c'era proprio bisogno di farlo questo studio?) è chiaro lo stravolgimento nelle abitudini del pubblico e di conseguenza le scelte editoriali dei grandi gruppi sembrano alquanto fuori luogo, scoordinate rispetto alla realtà dei fatti.
In conclusione, gli editori, invece che imparare dal passato, dai propri errori, e guardare al futuro e alle tecnologie che sono già oggi disponibili a tutti, stanno imboccando quello che secondo tutti gli studi e anche secondo il comune buonsenso sembra proprio un vicolo cieco.

Per fortuna esiste oggi un nuovo modello, che valorizza i contenuti, dando visibilità e sostegno a chi li produce, siano essi editori, blogger o giornalisti (per hobby o professione): si chiama Net1News. E' una neonata piattaforma, che sta crescendo velocemente, dove chiunque abbia un sito di informazione di qualsiasi argomento può postare le proprie notizie, ricevendo in cambio visibilità e, se il contenuto è valido, anche dei proventi. Il tutto, in completa trasparenza, è mediato meritocraticamente da un meccanismo che premia i contenuti più letti.
Insomma tutto il contrario rispetto alla direzione dei dell'editoria, ma nella rotta giusta per essere produttivi ed efficaci in rete.

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