martedì 30 marzo 2010

Zaia, il triofatore del Veneto alle regionali 2010



Il risultato leghista alle elezioni regionali è veramente oltre ogni aspettativa e si configura come un vero e proprio terremoto politico, soprattutto grazie al 60% di consensi in Veneto ottenuto da Luca Zaia, attuale ministro dell'agricoltura, leghista di vecchio stampo. Un terremoto che sempre di più vede l'ago della bussola puntare sulla provincia di Treviso. Qui quella del nuovo governatore della Regione, non è stata solo una vittoria, è stato un plebiscito, un dominio.
Un successo che, spiega il trevigiano Gianpaolo Gobbo, sindaco del capoluogo della Marca, leader regionale del Carroccio, «è il risultato di una storia lunga, ultrasecolare. Da questa terra rinascerà una vera autonomia». Gobbo si compiace in particolare di una cosa: «del fatto che tutti - sottolinea - ci hanno seguito sui nostri temi, l'autonomia, il federalismo, l'autogoverno, e che anche gli altri candidati in campagna elettorale si esprimevano in dialetto veneto, a cominciare da Bortolussi».
Nel Coneglianese, dove Luca Zaia è cresciuto e dove ancora oggi, nella scuola enologica «Cerletti», riceve il suo elettorato, il Carroccio ha fagocitato il Pdl, che prima vantava una roccaforte «galaniana». Ma è in paesini come Ormelle, il minuscolo Portobuffolè, e soprattutto Gorgo Al Monticano - quello del feroce duplice omicidio da parte di una banda straniera dei coniugi Pellicciardi - che le percentuali di Zaia sono state bulgare, fino superare l'80%. Un plebiscito che ricorda i risultati ottenuti dal vecchio Pci in Emilia Romagna nel quadrilatero rosso Modena-Reggio-Bologna-Ravenna, o nel comune di Cavriago, dove troneggia il busto di Lenin. A Gorgo al Monticano, che del tema sicurezza-ronde ha fatto il punto nodale di tutte le amministrazioni leghiste, potrebbero mettere tra poco quello di Bossi.
«Zaia da noi - spiega il sindaco di Gorgo, Firmino Vettori - lo hanno votato quasi tutti perchè lo conoscono, sanno che è vicino a loro, ai problemi di ciascuno». «Zaia - insiste Vittori - è onnipresente, e la gente lo percepisce. Non è uno di quei politici che una volta andati a Roma poi, ciao, non li vedi più. Lui appena può passa ad ascoltare, se non può risponderti al telefono ti richiama dopo. È fatto così». Cosa chiede allora il popolo della Lega al neo governatore del Veneto? «Adesso - risponde Vettori - devono ricordarsi di quello che hanno promesso a questo territorio. I veneti chiedono finalmente un pò di autonomia, non la secessione, vogliono il federalismo. Non possono essere delusi». Come avesse fatto una telefonata a 'Lucà - come confidenzialmente chiamano i suoi il ministro dell'agricoltura - che infatti nella prima conferenza stampa da neo presidente ha giurato: «Non abbiamo più alibi. Avvieremo subito un tavolo con il Governo per una piattaforme negoziale che porti alla realizzazione del federalismo e dell'autonomia». Il Veneto, ha concluso, chiederà a Roma «nuove competenze» in materia di sanità.

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